sabato 20 aprile 2013

Diario di viaggio di un italiano a Leeds


Perchè si diventa tifosi del Leeds United? Me lo chiese qualche tempo fa una ragazza... Difficile trovare una risposta... sarebbe come “confessare” il motivo per il quale ci si innamora di una persona piuttosto che un'altra? L' unica differenza è che non c'è divorzio o sacra rota che tenga. L'apostasia nel football non esiste.

Fatto sta che anche durante la stagione in corso, come ogni anno, questa “assurda” passione mi ha portato ad Elland Road 2 o 3 volte per vedere giocare quei ragazzi in maglia bianca. La pianificazione dei viaggi è il primo passo. Il “tifoso mannaro”, all'apparire della luna piena, inizia a guardare i voli più convenienti, con partenza da qualsiasi aereoporto del nord Italia e con sbarco nel North England. Poi si inizia a incrociare i dati raccolti con le fixtures della squadra e infine con i turni e con gli impegni lavorativi. Scelte le date inizia la fase due... si va dal datore di lavoro e si inizia a mendica le ferie... a obbiettivo raggiunto il puzzle è completo... si parte. Purtroppo tutta questa fase preparatoria necessita di lunghi tempi e nel calcio, si sa, le cose cambiano troppo velocemente. Quando ho prenotato speravo fossimo ancora in corsa per i playoff, quando invece ho messo piede sull'aereo a farmi compagnia c'erano i fantasmi della retrocessione. Se poi anche la sfortuna ci si mette di mezzo, capita che anticipano la partita e che l'atterraggio sul suolo britannico avvenga a sole 2 ore dal kick off... per un pelo sono arrivato in tempo per l'inizio della partita, ma quelle 24 sterline pagate al taxista fanno ancora male al portafoglio di un genovese quale sono...

In questa mia trasferta nello Yorkshire il calendario offre due partite in casa a distanza di 3 giorni. Perfetto... non perdo l'opportunità di vedere il derby con il Wednesday e la successiva sfida con il Burnley. Dopo una notte insonne per raggiungere l'aeroporto di Treviso e la corsa in taxi, arrivo a Elland Road, trovo posto nella Kop e devo ringraziare la responsabile del primo soccorso che gentilmente mi custodisce il borsone da viaggio in cima agli spalti, in modo da permettermi di assistere al match senza ingombri tra le gambe.

È la prima di McDermott (scopro della sua nomina solo quando sono già a Leeds, in Italia non avevo fatto in tempo a leggere la notizia). Dopo un primo tempo incolore e sfortunato (le Owls sono avanti di una rete) inizio a pensare che sia tutta una farsa, che sia tutto sbagliato e che nulla sia cambiato... penso che la GFH Capital sia in realtà Ken Bates sotto mentite spoglie e che il nuovo tecnico sia il vecchio Colin in maschera... a parte l'assenza di Brown infatti tutto sembra lasciarlo supporre. Il pubblico maldigerisce lo sconfortante spettacolo offerto dalla squadra e il risultato è uno stadio silenzioso, la preoccupazione generale non vede vie d'uscita. Penso, tra me e me, “che ci vengo a fare che magari porto pure sfiga?”

Inizia il secondo tempo e inizio il miracolo: entra Diouf e si capisce che è particolarmente motivato nel far capire a tutti che era una follia del tecnico il lasciarlo in panchina. La palla smette di farsi sballottare dal vento e inizia a viaggiare per terra sempre più velocemente. Si intravede un gioco e pure occasioni... basta così poco e la kop inizia a cantare in un crescendo sempre più convinto. McDermott toglie un preoccupante, più che irritante, Morison e da quel momento scopriamo che Varney è una prima punta di grande volontà (grazie Warnock per averlo spacciato come il sostituto di Snodgrass). Ecco il colpo di testa e in meno di un secondo succede di tutto... parte l'urlo “GOOOOLLLLL” che si soffoca immediatamente in gola.... TRAVERSA... maledizione non recupereremo mai, ecco che retrocediamo, ma la palla sbatte per terra. “DOVE HA PICCHIATO???”. Ci guardiamo tutti tra panico e speranza e poi Luke esulta, i compagni lo circondano e siamo ad abbracciarci e a urlare e a cantare. Ho un inglese a fianco e una coppia norvegese, marito e moglie, dietro (altre api attirate dalla rosa bianca come me), iniziamo a cantare abbracciati e a sorridere felici. Ora c'è fiducia e consapevolezza. La seconda zuccata dell'ex “gatto di marmo” è una pennellata su una tela di un quadro promettente. E ora chi ci stacca? Inglesi, italiani o norvegesi “WE ARE LEEDS”, saltiamo e ondeggiamo abbracciati. Ma poi è ancora sofferenza come sempre quest'anno. Ci salva il palo; ci salva la scarsa capacità dell'avversario; ci salva la fortuna... nella vita ci vuole anche quella. Ciò che conta sono i tre punti che portano ottimismo e entusiasmo. E sull'onda dell'entusiasmo si torna in città a piedi, controllati a distanza con discrezione, ma anche con preoccupazione, dalla polizia. Non mi era mai successo, sono segnali allarmanti, confermati in altre piazze durante il weekend, che c'è il timore di un ritorno della violenza.

In città c'è il solito viavai del Sabato pomeriggio, naturalmente incrementato da svariate maglie bianche che si vedono per strada e nei pubs. Il mio accento e la terribile pronuncia attirano l'attenzione e facilmente qualcuno mi chiede spiegazioni, tra una pinta e l'altra. È quindi facile guadagnarsi la simpatia e procurarsi nuovi momentanei amici. Finita la birra, strette le mani, e magari scambiato un “Leeds salute”, ognuno va per la propria strada. Qui funziona così, chiacchiere cordiali in completo relax con gli sconosciuti e poi con discrezione tutti per la propria via.

Dopo un giro turistico del nord Yorkshire torno a Leeds per il Burnley game. Mi aspettano 3 amici venuti da Genova e incuriositi da queste mie trasferte. Così ci sottoponiamo al programma classicamente British, in modo da respirare l'atmosfera del luogo prima della partita.

Pranzo al Palace a base di pesce fritto (ottimo) e birre (buona selezione di ales), il barista perdona la nostra scarsa capacità di comunicazione solo perchè abbiamo indosso la maglia del “best team in the world”. Intanto un membro dei “Kent whites” nota la maglia donatami dagli amici irlandesi e, indovinando facilmente che non sono di Galway, avvia una conversazione sui nostri comuni amici. Dopo una breve presa di contatto con il centro ci si imbarca sul Leeds Shuttle con abbondante anticipo per le visite di rito: foto al monumento del Don, foto sotto la statua del Capitano, acquisto di souvenir allo shop, pinta ad un Old Peacock mai visto così vuoto. Ok era presto, ma questo doveva già far presagire i 16,788 spettatori che sarebbeo stati dentro lo stadio quella era.... l'attendance più bassa della stagione.

Svolti i riti andiamo a prendere posto in largo anticipo per il mio desiderio di assistere al riscaldamento il nuovo tecnico. Siamo in mezzo a ragazzi inglesi che se la ghignano in simpatia delle versioni moderne di Totò e Peppino in Inghilterra. Lo stadio non si riempie e di nuovo la Kop parte silenziosa. Il primo tempo mostra di nuovo un gioco agghiacciante. Poi tutti sapete come è andata a finire.

Così con due vittorie sulle spalle, mentre ritorno, inizio a fare i conti per la mia prossima trasferta: la partita con il Brighton. Ok mi costerà 2 notti di sonno con il contagocce, tra treni e stazioni, ma se fosse davvero un sacrificio non lo farei....


Fabrizio

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